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Vendemmia a Geraci Siculo

Ancora oggi, La vendemmia è considerata una buona occasione per una divertente scampagnata assieme ai parenti e agli amici.

Più o meno tutte le famiglie hanno una propria vigna, grande o piccola, ma che possa assicurare la provvista del vino per tutto l’anno.

Ai tempi, a differenza di oggi, si andava a vendemmiare a piedi e giunti presso la vigna, prima di iniziare a raccogliere l’uva, seduti tra le viti, si consumava una rustica colazione a base di pane, formaggio e olive bianche condite alla paesana.

Finita la colazione, si procedeva alla raccolta dell’uva, con le classiche cesti di vimini, che una volta riempite venivano trasportate alla casa del palmento. Ultimata la raccolta dell’uva, mentre le donne si affaccendavano a preparare all’aperto il tradizionale pasto campagnolo: un minestrone con tanta verdura e con l’immancabile grande “broccolo” bianco, gli uomini si adoperavano a pigiare con i piedi l’uva nel palmento. Ai tempi non esistevano e non si aveva idea, delle moderne macchine a mano usate oggi o addirittura di quelle elettriche che riducono di molto il lavoro. Eccezionale era la fase conclusiva, determinata dalla “TRAMUTATINA” cioè il travaso del mosto dalla tina al palmento, dove avveniva la prima fermentazione.

La “TRAMUTATINA”, era considerato un momento speciale e importante, perché solo in quel momento si conosceva la resa quantitativa della vigna.

L’aspetto più caratteristico era la conta, effettuato attraverso un contenitore di zinco Chiamato “MENZALANCEDDRA”. La conta, nella sua originalità, si esprimeva a sfondo religioso e non veniva effettuata dicendo i numeri ordinari, ma pronunciando ad alta voce i nomi dei santi.

“NOMU DI DIU, SAN VARTULUMIU, MADONNA D’U RUSARIU, SAN FRANCISCU, ‘A MATRI NUNZIATA, L’ARMI D’U PRIATORIU, TUTTI I SANTI, ‘A MMACULATA, I CORI DI L’ANGILI, U SANTISSIMU CRUCIFISSU, I SANTI APUOSTULI, ‘A MADONNA DI MENZ’AGUSTU, ‘A MATRI ‘U CARMINU, SAN GIUSEPPI, SANTA LUCIA, SANT’ANTONIU, SAN PIETRU, SAN GIOVANNI, SAN PAULU, SAN FILIPPU, SAN JAPICU, ‘A MADDALENA, SAN’ANNA e così via fino ad arrivare a 33 che veniva espresso: GLI ANNI DI CRISTU, a questo punto si proseguiva con i numeri ordinari.

Il mosto rimaneva nel palmento fino alle prime ore del giorno successivo, fin quando attraverso gli otri legati ai muli veniva trasportato a casa. Giunti a casa, il mosto veniva versato nelle botti di legno e si attendeva San Martino per poterlo bere.

Per San Martino ogni mosto diventa vino!!!!

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