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Petralia Soprana

Da wikipedia.org, leggiamo Petralia Soprana (A Suprana in siciliano) è un comune italiano di 3.153 abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

Fa parte del Parco delle Madonie, ed è il più alto comune delle Madonie.

La cittadina è inclusa nel circuito dei Borghi Più Belli d'Italia ed è stata proclamata "Borgo dei Borghi 2018".

L'abitato è collocato sul versante meridionale della catena delle Madonie. Il territorio è percorso dal fiume Salso ed è compreso tra un'altitudine di 1.657 metri (pizzo Corvo) e 600 metri, ed è ricoperto da boschi, macchia mediterranea, pascoli, terreni seminativi e colture arboree.

È generalmente identificata come Petra, la città sicana. Diodoro Siculo riporta che nel 254 a.C., durante la prima guerra punica, dopo la conquista di Palermo consegnarono la cittadina ai consoli Aulo Attilio e Gneo Cornelio, passando sotto la dominazione romana.

Petra, una delle principali fornitrici di grano di Roma, venne inserita tra le civitates decumanae, cioè tra le città sottoposte al tributo annuo della decima in natura.

Nel IX secolo, durante il regno degli Aghlabidi venne denominata Batraliah. Dopo la conquista da parte dei Normanni di Ruggero, conte di Altavilla, avvenuta nel 1062, la cittadina venne fortificata, ed assunse l'aspetto che conserva ancora nel XXI secolo, con il castello, le torri ed i bastioni, e "latinizzata", con l'edificazione di diverse chiese. Ruggero l'assegnò al nipote Serlone.

In un documento del 1258 appaiono per la prima volta distinte Petra "inferior" (Petralia Sottana) e Petra "superior" (Petralia Soprana) in origine quasi certamente un'unica comunità.

Nel 1258 entrò a fare parte del patrimonio dei conti Ventimiglia di Geraci Siculo, per passare poi alla contea di Collesano, del patrimonio dei Centelles, dei Cardona, dei Moncada e degli Alvarez di Toledo, fino all'abolizione della feudalità nel 1817.

Una «montagna d’autore», si potrebbe definire questo borgo che dai suoi tre belvedere domina buona parte della Sicilia, dall’Etna al mare di Termini Imerese. Gli «autori» che hanno reso particolare Petralia Soprana non sono solo gli scultori della famiglia Gagini, frate Umile da Petralia o i fratelli Serpotta – tutti nomi che agli amanti dell’arte suggeriscono emozioni – ma anche gli anonimi artigiani della pietra, del ferro e del legno che hanno decorato portali di chiese e palazzi, balconi e cancelli, portoni di case. Nell’arroccato centro storico con vista sui campi, gli artigiani che producevano tappeti con gli antichi telai, i contadini e i pastori che rifornivano il borgo di verdure, formaggi e salsicce, i frati francescani – come frate Umile – che scolpivano crocifissi, rispondevano alle leggi di un mondo che non esiste più, ma che a Petralia sembra ancora incredibilmente vicino.

Cosa Vedere; La visita inizia dai tre belvedere: quello di Loretou castru in siciliano – che comprende nello sguardo l’Etna e, in senso orario, Enna, Caltanissetta e la vallata del fiume Imera; quello del Carmine che offre il panorama della Sicilia occidentale verso Palermo; e quello di piazza Duomo che volge a est verso Gangi abbracciando l’Etna sullo sfondo.

Si apre nella parte più alta del borgo, sede della fortificazione sicana e poi romana, la piazza Loreto, originale spazio architettonico su cui si protendono il prospetto simmetrico e le guglie maiolicate della chiesa di Santa Maria di Loreto, ricostruita in forme tardobarocche e con pianta a croce greca. Al suo interno spiccano la splendida ancona marmorea attribuita a Giandomenico Gagini (XVI secolo) raffigurante quattro episodi della vita di Gesù; le sculture lignee secentesche dei Santi Cosma e Damiano; due statue di santi attribuite a Filippo Quattrocchi da Gangi.

Da piazza San Michele, che ha al centro una fontana circolare e prende nome dalla secentesca chiesa dedicata al santo, si arriva in piazza del Popolo, frutto della sistemazione del 1929. Si affacciano sulla piazza il neogotico palazzo municipale, un tempo convento dei Carmelitani; il palazzo Pottino dei marchesi di Eschifaldo con la sua fuga di stanze al piano nobile e affreschi ottocenteschi; e un altro palazzo di proprietà degli eredi Pottino, dall’ampio salone affrescato.

Percorrendo la stradina di fronte al municipio, appare sulla sinistra la settecentesca chiesa del Collegio a navata unica e di gusto barocchetto-monastico; si giunge quindi in piazza Frate Umile dedicata al frate cappuccino Umile Pintorno da Petralia, autore dal 1623 – l’anno della peste nera in Sicilia – di 33 crocifissi scolpiti in legno che si trovano sparsi in Italia meridionale e all’estero.

Nell’adiacente piazzetta Ruggero VII si trova l’oratorio delle Anime Purganti, dal prospetto con campanile a vela. Nella vicina piazza Fontana dei Quattro Cannoli, la fontana barocca in marmo di Billiemi fino al Settecento era l’unica fonte dell’abitato.

Percorrendo una stradina si arriva nella scenografica piazza Duomo, su cui si affaccia la chiesa Madre dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo. All’esterno ha un colonnato che le corre lungo un fianco ed è racchiusa tra un campanile di epoca normanna (con finestra in stile arabo) e un campanile settecentesco. Varcato il portone ligneo d’ingresso, formato da riquadri scolpiti in stile gotico-catalano, si accede allo spazio interno, suddiviso in tre navate sorrette da dodici pilastri rappresentanti gli Apostoli. Nella navata destra si ammira il primo crocifisso realizzato da Frate Umile da Petralia (1623), in cui già sono presenti le caratteristiche del suo stile, come la grandezza naturale del Cristo e l’estremo realismo dei tratti e dei gesti. Nella bocca socchiusa s’intravedono la lingua e i denti, la ferita profonda del costato svela le viscere, una delle spine della corona trafigge il sopracciglio di Gesù: un dolore in cui s’immedesima lo stesso autore, sofferente all’occhio sinistro.

Tornati alla fontana, imbocchiamo un vicolo per raggiungere la chiesa del Salvatore che presenta, unica nelle Madonie, una pianta ellittica, corrispondente forse a quella della moschea trasformata in chiesa cristiana dai Normanni. La sua vicinanza al castello suffragherebbe questa ipotesi. Ingrandita nella seconda metà del Settecento, la chiesa conserva dipinti e sculture, tra cui un San Giuseppe dello scultore Filippo Quattrocchi.

Resta da vedere, in prossimità della normanna porta Seriv – l’unico rimasto dei sei antichi ingressi del borgo – la chiesa di San Teodoro sull’omonima piazzetta dalla forma irregolare. L’attuale configurazione dell’edificio è del 1759. Il campanile è la trasformazione di una delle torrette delle vecchie mura di cinta del centro storico.

Con una breve passeggiata si arriva al convento dei Frati Minori Riformati, eretto con l’annessa chiesa nel 1611 per volontà di alcune nobildonne. Qui trascorse i primi anni del noviziato Frate Umile da Petralia. Il magnifico prospetto della chiesa con i suoi ornamenti e bassorilievi con motivi floreali, richiama l’esuberante decorativismo spagnolo dello stile churrigueresco.

Lì vicino, la settecentesca villa Sgadari è una delle più belle ville barocche delle Madonie.

Passeggiando per il borgo si notano diversi palazzetti di pregio, come, nella piazza Quattro Cannoli, il palazzo Pottino Marchesi di Irosa e il palazzo Vigneri, e in piazza San Michele il palazzo Sabatini-Salvia.

Fonte sito https://borghipiubelliditalia.it/

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