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Promuovendo Geraci Siculo

Quante volte, vi è capitato di dire il nome del luogo di residenza e di avere la sensazione che l’interlocutore non conosca di cosa state parlando?

Certo noi conosciamo la storia, da dove proveniamo; alcuni oggetti rinvenuti nel territorio risalgono al periodo “Eneolitico” cioè a quel periodo che indica gli aspetti culturali delle genti preistoriche già in possesso dei metalli. Sappiamo che intorno al 550 a.C. i greci sicelioti avanzarono verso l’interno ed è presumibile che siano arrivati anche a Geraci, dando il nome “Jerax” (Avvoltoio) al loro insediamento, stante che la Rocca era abitata da tali predatori.

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Continuando a leggere la storia, notizie certe riguardanti specificatamente il nostro Paese si hanno a partire dall’839/40 d.C., data della conquista saracena ad opera dell’Emiro Ibna Timna (gli Arabi chiamarono Geraci “H.RHAH”), il quale trovò a “Jerax” un Castello costruito precedentemente, che ebbe cura di ampliare, modificare e fortificare. Gli Arabi divisero la Sicilia in tre Provincie dette “Valli” (Val Demone, Val Di Noto e Val Di Mazara). Le Madonie e quindi Geraci fecero parte della Val Demone, i cui abitanti, nonostante le suggestioni culturali degli Arabi, mantennero intatta la loro fede cristiana convivendo con l’elemento “Islamico”, a differenza degli abitanti delle altre Valli che invece abbracciarono l’Islamismo. Durante la denominazione saracena sembra che Geraci fosse la località più importante delle zone interne dell’Isola, soprattutto se consideriamo la posizione strategica di cui godeva e che gli attribuiva un ruolo determinante nelle vicende militari.

Viaggiando velocemente per i secoli, ( pur importanti tralasciamo le varie dominazioni ) arriviamo al periodo storico forse più importante per Geraci. Nel 1252, inizia la grande epopea dei Ventimiglia, quando Isabella normanna, membro della Casa reale di Federico II Imperatore, sposa Enrico Ventimiglia figlio di Guglielmo Ventimiglia ligure, giunto in Sicilia dieci anni prima al seguito dell’Imperatore, nonchè marito di Emma la Sveva, familiare della corte imperiale. Le nozze tra Enrico e Isabella furono propiziate dallo stesso Imperatore per motivi di Stato, perchè le leggi del tempo non consentivano a una donna di essere titolare di Contea. L’inserimento dei Ventimiglia nella famiglia reale fa assumere a questi feudatari un ruolo di primissimo piano in tutte le vicende politiche e militari della Sicilia negli anni e nei secoli successivi (XIII-XVIII).

La potenza dei Ventimiglia fu tale che Geraci divenne il centro della Contea assumendo posizioni di rilievo fra i Paesi delle Madonie e su parte dei Nebrodi e il suo signore venne nominato “Primo Conte d’Italia per la grazia di Dio e Marchese di Sicilia” titolo che per gran tempo nessun altro ebbe tra i nobili della Sicilia.

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I Ventimiglia erano talmente potenti che la Contea di Geraci, “dalle Madonie al mare”, divenne “uno Stato nello Stato” giungendo persino ad amministrare la giustizia e a coniare proprie monete. Infatti nel 1430 Alfonzo D’Aragona diede ai Ventimiglia il privilegio più apprezzato “Il diritto di piena giurisdizione penale” nella sua Contea di Geraci, e quello di lasciare in eredità ai suoi successori il medesimo diritto. “Diritto di merum et mistum inperium”.

Potremmo soffermarci nelle varie vicissitudini della famiglia dei Ventimiglia, matrimoni, ripudi, passaggi del regno. Ma continuando ad evidenziare i momenti salienti, il nome della nostra cittadina assunse una altissima considerazione in tutta l’Italia meridionale, quando Giovanni I Conte e Marchese di Geraci, valorosissimo comandante militare, che fu addirittura paragonato a “Cesare” per le numerose battaglie vinte a capo dell’esercito catalano, divenne Vicerè di Napoli e di Sicilia (1422).
A quel tempo egli aveva trasferito la capitale dello “Stato” delle Madonie da Geraci a Castelbuono (1419), presso il Castello Belvedere che un suo avo (Francesco I Ventimiglia) aveva fatto erigere nel 1316, sul colle di Ypsigro. Nel 1438 la Contea di Geraci diventa Marchesato, un titolo molto ambito. Nel 1606 il Marchese di Geraci viene nominato Vicerè.

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Da quel momento Castelbuono assume le funzioni centrali, sia dal punto di vista amministrativo che militare.

Negli anni successivi Geraci vive una vita politica e amministrativa uguale a quella di tanti altri Paesi dell’entroterra siciliano. Un Paese dedito all’agricoltura e alla pastorizia, attento ai cambiamenti e capace di assolvere con grande tenacia ai compiti che le nuove realtà imponeva ad esso.

Allora per accorciare i tempi, ogni qual volta capita non possiamo raccontare XXI secoli di storia, sicuramente non parleremo della nostra gastronomia, semplice ma importante, ci presentiamo dicendo che proveniamo dal paese della famosa acqua, ma dov'è Geraci e cosa può offrire nessuno lo saprà mai.

Il portale Hyeracij Project, agganciato ai nuovi mezzi di comunicazione sociali più diffusi, quali Facebook, Twitter, Instagram, Flick, YowTube, nel suo piccolo così come riportato nella sezione MISSION si propone come portale di promozione e di divulgazione delle tradizioni geracesi. Lo stesso nasce dalla voglia e dall'esigenza, di far conoscere il mio luogo natio, Geraci Siculo, fuori dalle sua mura.

Il nome è ispirato all'antico sigillo “Universitas Hyeracij”, tutto questo per sigillare e custodire, ma nello stesso tempo, per tenere viva la storia, le tradizioni e la cultura del Borgo, che fu Capitale della Contea dei Ventimiglia.

In questi anni, moltissimo è stato il materiale pubblicato, nel prossimo futuro, molto altro verrà reso pubblico, ma il principio rimarrà sempre lo stesso. “Promuovere il Borgo capitale della contea dei Ventimiglia”. Se sarà un successo, solo il tempo lo sa . . . . forse però qualcuno in più conoscerà Geraci, che con Delibera Decurionale n. 18 del 12 aprile 1863, tenuto presente l’annessione fatta della nuova Provincia al Regno d’Italia, tenuto presente che esistevano due Paesi con la stessa denominazione “Geraci”, uno in Calabria e l’altro il nostro, si chiese e ottenne di aggiungere al nome del nostro Paese “Geraci” il sostantivo “SICULO”.

Oggi in termine dialettale e affettuoso tutti noi chiamiamo Geraci, IRAGGI.

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