Convento Degli Agostiniani
L’Ex Convento degli Agostiniani risale al periodo tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII.
Era abitato dai frati trasferitisi dal convento di Sant’Onofrio, sito nell’omonima contrada sotto il Bevaio della SS. Trinità.
Dal punto di vista urbanistico, l’ex convento conserva la sua antica struttura planimetrica e altimetrica e conserva ancora l’originaria distribuzione degli spazi interni (corridoi, celle, vani scala etc.). Dopo essere stato in rovina per moltissimo tempo, è stato recentemente restaurato e dovrebbe diventare sede di iniziative culturali del Comune di Geraci Siculo.
Nello stesso arco temporale la Chiesa di San Bartolomeo fu concessa agli Agostiniani della Congregazione di Centorbi, infatti come riporta un atto del 1650, il loro convento «fu eretto l’anno 1627 dal Padre fra Gilemo da Regalbuto»; a quella data la comunità religiosa contava quattro sacerdoti, un chierico e tre laici, che si dedicavano alla coltivazione della terra e vivevano d’elemosina. Il complesso conventuale conteneva «nove celle, refettorio, cucina, cannava, riposto, capitulo, stalla, stanza di paglia, dispense di vino, e luoghi communi e una chiesa di lunghezza undici canni e di larghezza canni quattro»; quest’ultime sono le misure dell’antico impianto chiesastico, prima delle riforme del tardo Settecento.
La Chiesa di San Bartolomeo, filiale della Madrice di Geraci, si trova nell’omonima piazza alla periferia del Paese, un tempo fuori dalle mura urbane.
L’origine della chiesa, al di là dell’aspetto attuale risalente al tardo Settecento, è da ascrivere alla piena età medievale e il termine ante quem per la datazione può essere fissato nel 1338, anno in cui vi fu sepolto il conte di Geraci Francesco I Ventimiglia, come riportano gli scritti di Michele Da Piazza e Tommaso Fazello e come ha ribadito alla metà del Settecento Vito Amico: «nella parete meridionale osservasi un angustissimo sepolcro con iscrizione, in cui riposano le spoglie del Conte Francesco I».
La tradizione vuole che in questa Chiesa sia stato sepolto Francesco I Ventimiglia nel 1338.
È molto probabile che la chiesa fosse comunque preesistente perché riporta nel suo impianto originario elementi architettonici medievali di tipo normanno.
L’ingresso originario, oggi adibito a sacrestia, era dal lato opposto a quello attuale ed era sottostante la torre campanaria.
Un portico con arcate sostenute da pilastri smussati occupava il lato orientale della chiesa e girava sul fianco che guarda verso il paese; la sua funzione di riparo per gli uomini e il bestiame potrebbe mettersi in relazione con la fiera che si svolgeva annualmente nei giorni della festa di San Bartolomeo, i cui capitoli sono stati approvati dal marchese Simone Ventimiglia nell’anno 1551.
La chiesa è ad un’unica navata. Fu ampliata nel 1775, abbellita e decorata nel 1794, con finissimi stucchi barocchi, e ristrutturata nel 1978.
Le opere maggiori: Fonte proveniente dal chiostro agostiniano del secolo XIV con bassorilievo di San Bartolomeo; Polittico in marmo bianco con scene religiose, attribuito ad Antonello Gagini e bottega, della metà del XVI secolo; Statua lignea raffigurante San Bartolomeo, Patrono di Geraci Siculo, che tiene nella mano destra un coltello, simbolo del suo martirio, e nella mano sinistra un libro; Tela del secolo XVII in cui sono rappresentati la Madonna della Cintura e l’agostiniano San Nicola da Tolentino in punto di morte; Acquasantiera in marmo alabastrino del 1552 proveniente dal chiostro agostiniano. Nella chiesa ha sede la Confraternita di San Bartolomeo.