Domenica delle Palme, "Pigghiari paci cu Signuri”
Domenica delle Palme, pigghiari paci cu Signuri”
Uno dei momenti storici della tradizione geracese si svolge nel primo pomeriggio, della Domenica Delle Palme, quando si terrà il tradizionale rito non liturgico del “pigghiari paci cu Signuri”.
I membri delle sette confraternite, in processione muovendosi dalle rispettive chiese, si ritroveranno in Chiesa Madre, dove camminando inginocchiati e “flagellandosi”, baceranno la croce mentre l’assemblea intona lo “Stabat Mater”. Un rito da sempre fortemente sentito e molto suggestivo, con evidenti accenti penitenziali, per aiutare i fedeli a prepararsi al meglio per la Pasqua.
Questo rito di pietà popolare, vissuto intensamente dalle sette confraternite, è da annoverare, tra le tradizioni della Settimana Santa gerecese; si tratta di un’antica tradizione nella quale il Popolo di Geraci riscopre e rivive intensamente la sua identità spirituale e culturale.
I cortei dei confrati mostrano, nel loro incedere solenne al canto mesto del “Miserere”, le loro particolari insegne rappresentative del Santo cui appartengono. San Francesco d’Assisi, la più antica di fondazione cinquecentesca; San Bartolomeo Apostolo patrono della Città, San Giacomo Apostolo protettore della Città, SS. Sacramento – Oratorio, Santa Maria La Porta o della Madonna, Santo Stefano protomartire e Maria SS. Annunziata.
In tal modo, le sette confraternite geracesi nelle prime ore del pomeriggio della domenica delle Palme si riuniscono nelle loro chiese e in corteo, dopo un breve percorso processionale e fortemente penitenziale, fanno il loro ingresso in Chiesa Madre, già ricolma di fedeli, ed occupano, secondo un ordine prestabilito, i banchi della navata centrale. E’ importante al riguardo sottolineare che i confrati, in tutti i tempi di questo rito, portano una corona di spine sul capo.
Al loro solenne ingresso, un sacro silenzio pervade tutto l’edificio sacro della chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, interrotto ad un tratto dallo squillo della campanella, che introduce l’Arciprete con i ministranti, recanti un Crocifisso in processione silenziosa dalla navata laterale sinistra, propria della sagrestia, all’altare maggiore. Il Crocifisso viene, così, deposto su dei cuscini nella gradinata dell’altare e dopo una preghiera iniziale, l’incensazione del Crocifisso e la lettura della Parola, il Parroco Arciprete presenta al popolo, assiepato in chiesa, un pensiero spirituale sulla Passione di Gesù.
Conclusa questa prima parte della particolare celebrazione, al canto dello “Stabat Mater dolorosa” e di altri canti di passione ha inizio, così, l’antico rito di pietà popolare di “iri a pigghiari paci” (andare a prendere la pace).
E’ questo il momento solenne in cui tutti i confrati col capo coronato di spine, per ordine di confraternita, uno ad uno, si recano, camminando in ginocchio sul corridoio della navata centrale della Chiesa e battendosi le spalle con una cordicella, fino ad arrivare al Crocifisso, baciano con profonda devozione ed adorazione.
In realtà, siamo di fronte a una particolare “adorazione della Croce”, non liturgica, ma squisitamente di pietà popolare; per altro il significato profondo di questa gestualità penitenziale paraliturgica popolare è rintracciabile nel gesto di sottoporsi a una penitenza corporale, i cui segni visibili sono, appunto, l’aver il capo coronato di spine, il camminamento in ginocchio e il battersi le spalle col cilicio.
Questi segni particolari di questo rito popolare penitenziale della “presa della pace” dei confrati geracesi, in ultima istanza, sono mirati a chiedere a Gesù crocifisso “la pace”; “pace” che meglio si configura come doloroso gesto di contrizione e al tempo stesso, di richiesta del perdono dei propri peccati. Siamo, quindi, in presenza di un rito di tipica pietà popolare, vissuto con pathos religioso, secondo i canoni della “propiziazione divina”, per ottenere il condono delle colpe, attraverso un esercizio di vera e propria penitenza corporale, rappresentata con eloquenti segni e gesti simbolici, collegati alla Passione di Cristo.
Questa sacra gestualità penitenziale, vissuta intensamente e in prima persona dalle confraternite di Geraci, oltre a destare grande commozione e apprezzabile spirito di pietà in tutto il Popolo devoto, riveste la preziosità di un “unicum” in Sicilia e forse anche nel mondo delle tradizioni popolari cattoliche, in quanto da altri luoghi, sino a oggi, non ci è ancora pervenuta nota di altre simili celebrazioni di pietà popolare nel giorno della domenica delle Palme.
Foto della Parrocchia Santa Maria Maggiore di Geraci Siculo e di Silvia Giaconia
Testo tratto dagli Appunti storici del Professore Vincenzo Piccione