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Il tempo corre . . . immagini a confronto

Il tempo corre, sono scomparsi i pali nei muri, tutto è ben asfaltato, ci sono moderne macchine, "I Catoia" sono diventati Garage, le case a due piani sono diventati a 4 e 5 piani.

Alle prime casette, a poco a poco, si aggiungevano altre costruzioni abitative più ampie., ma sempre nello stesso stile strutturale.
Si forno così un centro abitato di rilevanti proporzioni. Il Classico centro storico di Geraci, che sotto la Signoria dei Conti e Marchesi di Geraci, fu eretto Comune, “Communitas Hieracensis”, le cui iniziali “ C H “ hanno dato origine al marchio comunale in vigore fino a qualche decennio fa. Questo marchio, riprodotto in ferro, fino alla seconda guerra mondiale si imprimeva a caldo sugli animali ( Bovini ed equini, compresi gli asini ) per la difesa contro i furti. Nei tempi passati i furti di animali non erano rari!

Fin dalle origini in Geraci le case venivano costruire senza alcuna progettazione tecnica. Tutta la struttura era affidata all’antica brava maestranza, la quale, nel costruirle, tenevano conto delle esigenze di vita e di professione di coloro che dovevano abitarvi.

Le case dei ricchi, cioè dei professionisti, detti civili o “ galantomi “ risultavano abbastanza comode e dotate di quei confort consentiti dalle loro condizioni economiche e sociali. Queste case si distinguevano dalle altre sia per l’altezza dei piani, sia per i prospetti con portali e davanzali artisticamente lavorati in pietra locale.

Ai commercianti, detti “ vurdinari “, occorreva una casa con magazzini per depositarvi le mercanzie e con il fondaco per ricoverarvi il mulo e il carretto.

Per gli artigiani, detti “ i mastri “, si presentava la necessità di avere pure un vano particolare per conservarvi gli attrezzi da lavoro o per adibirlo a bottega.

Le esigenze abitative dei Pastori “ i vistiamara “ e dei contadini “ i viddani “ erano identiche, occorrevano vani a pianterreno, per adibirli a stalla ed a fienile per gli animali da soma. In stalla, inoltre un angolo era riservato alla botte del vino e un altro angolo ad un rudimentale pollaio.

Corre il tempo e tutto cambia.

Dedica in Sonetto

A Te, Geraci, mio caro paesello,
d’arte e cultura antico nido bello,
a Te grato rivolgo il mio pensiero,
perché di Te son figlio e molto fiero!

Tua storia e vita mi son molto care,
vorrei che ognor si possan rimembrare:
inver, fa sempre ben tener presente
l’antica sorte della nostra gente.

I prischi allor dei prodi Ventimiglia
di fede a noi parlan e dì arte bella,
che ognor son vive con gran meraviglia:

Sacro Tesor, Sant’Anna in Cittadella
e tant’opre di sì nobil Famiglia
Ti fan, Geraci, madonita stella.

"Giaconia Don Isidoro" ( tratto dal libro, Geraci . . . Ieri )

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